In aumento anche il numero degli incaricati alla vendita (+3,2%)
Nel primo semestre 2011 le imprese associate Univendita (Unione italiana vendita diretta) hanno segnato un deciso +3,9% rispetto al primo semestre del 2010 facendo registrare un fatturato di 510 milioni e 300mila euro. «Dati che parlano chiaro: la vendita a domicilio coniuga qualità dei prodotti con la sicurezza dei consumatori» è il commento di Luca Pozzoli, presidente di Univendita.
Nel dettaglio, il comparto più dinamico è stato quello della “cosmesi e accessori moda” che ha segnato un incremento del 7,2%, seguito dagli “alimentari e beni di consumo casa” (+3%) e dai beni durevoli casa (+2,9%) che, con il 61% di quota di mercato, rimane il comparto più importante della vendita diretta a domicilio. Tra gli altri beni e servizi, emerge il settore “viaggi e turismo” con un incremento del 30,1% nonostante il protrarsi dei problemi legati alla instabilità dei Paesi nordafricani.
Sul fronte occupazionale, cresce il numero degli incaricati alla vendita che, nel primo semestre del 2011, raggiungono quota 54.717 con un incremento del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2010. Da sottolineare la cospicua componente femminile pari al 72,4% del totale degli incaricati delle aziende associate Univendita.
«I dati divulgati alla fine di agosto da Confcommercio non sono per nulla incoraggianti per quanto riguarda i consumi delle famiglie italiane -continua Pozzoli-. Si parla, in alcune regioni, addirittura di cali che superano il 3% e che riportano il nostro Paese sotto i livelli del 2000. La vendita diretta, invece, cresce in maniera decisa. Per spiegare questa controtendenza bisogna guardare alla qualità dei prodotti offerti dalle aziende associate Univendita, alla professionalità dei suoi incaricati, all’etica di vendita e, soprattutto, all’attendibilità che, quotidianamente, i venditori mettono di fronte alle famiglie italiane».
La vendita a domicilio continua la sua performance positiva rispetto al commercio tradizionale. Secondo i dati Istat, nei primi sei mesi del 2011 il valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio ha registrato una flessione dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2010; le vendite della grande distribuzione sono diminuite dello 0,3%, mentre quelle dei piccoli esercizi commerciali sono calate dello 0,4%.
Nel dettaglio, il comparto più dinamico è stato quello della “cosmesi e accessori moda” che ha segnato un incremento del 7,2%, seguito dagli “alimentari e beni di consumo casa” (+3%) e dai beni durevoli casa (+2,9%) che, con il 61% di quota di mercato, rimane il comparto più importante della vendita diretta a domicilio. Tra gli altri beni e servizi, emerge il settore “viaggi e turismo” con un incremento del 30,1% nonostante il protrarsi dei problemi legati alla instabilità dei Paesi nordafricani.
Sul fronte occupazionale, cresce il numero degli incaricati alla vendita che, nel primo semestre del 2011, raggiungono quota 54.717 con un incremento del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2010. Da sottolineare la cospicua componente femminile pari al 72,4% del totale degli incaricati delle aziende associate Univendita.
«I dati divulgati alla fine di agosto da Confcommercio non sono per nulla incoraggianti per quanto riguarda i consumi delle famiglie italiane -continua Pozzoli-. Si parla, in alcune regioni, addirittura di cali che superano il 3% e che riportano il nostro Paese sotto i livelli del 2000. La vendita diretta, invece, cresce in maniera decisa. Per spiegare questa controtendenza bisogna guardare alla qualità dei prodotti offerti dalle aziende associate Univendita, alla professionalità dei suoi incaricati, all’etica di vendita e, soprattutto, all’attendibilità che, quotidianamente, i venditori mettono di fronte alle famiglie italiane».
La vendita a domicilio continua la sua performance positiva rispetto al commercio tradizionale. Secondo i dati Istat, nei primi sei mesi del 2011 il valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio ha registrato una flessione dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2010; le vendite della grande distribuzione sono diminuite dello 0,3%, mentre quelle dei piccoli esercizi commerciali sono calate dello 0,4%.