Ora l’estensione arbitraria del periodo di recesso da 14 a 30 giorni non riguarda più solo la vendita diretta non sollecitata dal cliente ma anche quella organizzata secondo la modalità del party plan (evento collettivo dimostrativo, per lo più domestico). Una previsione che disattende il dettato della direttiva Ue omnibus, pone la legislazione italiana in contrasto con la normativa europea e penalizza il nostro settore in modo mortificante”. È la sostanza del contenuto della lettera inviata al ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, da Ciro Sinatra, presidente di Univendita, la maggiore associazione del comparto della vendita diretta a domicilio, aderente a Confcommercio, in merito ai contenuti del decreto legislativo che recepisce la direttiva Ue del 2019 sulla protezione dei consumatori.
“Le regole europee legano l’estensione del ripensamento alle sole vendite a domicilio ottenute mediante il ricorso a pratiche commerciali aggressive o ingannevoli da parte del venditore. Invece l’Italia, malgrado le nostre interlocuzioni anche con il suo dicastero e il contributo che abbiamo fornito in sede di audizione in Parlamento – ricorda Sinatra al ministro Urso – ha scelto di discriminare un comparto che fattura quasi 4 miliardi e occupa oltre 500mila persone. E non ha tenuto conto nemmeno del parere di Confcommercio che chiedeva, anch’essa, di allinearsi alle previsioni europee. Un atteggiamento direi sorprendente da parte di un esecutivo che dovrebbe fare della libertà d’impresa un suo baluardo”.
“Così facendo – rincara il presidente Univendita – il prolungamento del diritto di recesso riguarderà la vendita diretta in tutte le sue forme e non il commercio on line, che già solo per una ragione di numeri fa registrare ogni giorno migliaia di casi di truffe, e nemmeno i contratti conclusi telefonicamente, un settore dove l’illecito frequentemente supera il lecito. Sembra quasi che vi sia un disegno preciso per porre seri ostacoli alla crescita di un comparto la cui cifra distintiva è il rapporto fiduciario con il cliente”.
“Senza dimenticare che mentre fino ad oggi esiste un solo periodo di ripensamento di 14 giorni uguale per tutte le circostanze, con il nuovo decreto legislativo avremo almeno sette differenti varianti – della durata di 14 o 30 giorni – a seconda che siano presenti durante le attività di vendita elementi totalmente insignificanti che non hanno alcun impatto sulla tutela del consumatore. Mi auguro – conclude Sinatra nella missiva – che si sia trattato soltanto di un errore di valutazione e che il governo e il Mimit vogliano prontamente intervenire”.