«Abbiamo ben chiaro che “la coperta è corta” e che gli aiuti stanziati dal Governo non sono sufficienti per tutte le situazioni di difficoltà degli italiani, ma non è accettabile che si prenda in considerazione il tema della cosiddetta economia sommersa prima di aver dato risposte chiare e avere stanziato aiuti per tutti coloro che pagano regolarmente le tasse e che oggi, a causa della doverosa ma forzata inattività, non hanno modo di reperire mezzi di sostentamento».
Ciro Sinatra, presidente di Univendita, la maggiore associazione di categoria della vendita a domicilio, proprio non ci sta. «Il decreto Cura Italia ha escluso dal bonus di 600 euro gli incaricati alla vendita a domicilio abituali (41.600 lavoratori autonomi in tutta Italia), che sono una categoriaduramente provata dal fermo delle loro attività che si protrae dal 12 marzo», dice. E aggiunge: «Nella vendita diretta ci sono altri 460mila lavoratori che pagano le tasse: sono i cosiddetti “incaricati occasionali”. Proprio perché sappiamo che la coperta è corta non abbiamo mai chiesto di estendere il bonus anche a loro. Ma è certo, che prima di qualunque misura rivolta a chi le tasse non le paga, per onestà intellettuale e per diritti acquisiti, si deve pensare ai nostri “incaricati occasionali”. Perché non si può proclamare che “nessuno si deve sentire abbandonato” se i diritti di chi lavora vengono ignorati ed invece si pensa ad aiutare chi non paga le tasse».
Univendita pretende ascolto e chiarezza. E lancia 6 richieste chiare e improcrastinabili:
1) A nome di tutti i lavoratori della vendita a domicilio e delle loro famiglie, noi di Univendita, l’associazione di categoria che riunisce le più importanti imprese di vendita diretta a domicilio italiane, pretendiamo ascolto!
2) È drammatico constatare che mentre la Commissione bilancio sta ancora esaminando gli emendamenti presentati per l’inserimento degli incaricati alla vendita a domicilio con partita Iva nell’articolo 27 del ddl di conversione del decreto-legge “Cura Italia”, una circolare dell’Inps dimentichi 41.600 lavoratori. Questa incertezza concorre a sfibrare ancor di più gli animi di persone già pesantemente colpite nello spirito e nelle tasche dal fermo della loro attività professionale. Pretendiamo chiarezza: ovvero una riscrittura chiara del decreto, affinché si ricomprendano nei benefici del bonus economico da 600 euro anche gli incaricati alla vendita diretta a domicilio con partita Iva.
3) È inconcepibile che questo Governo, nella sua qualità di rappresentante di tutti i cittadini Italiani e di garante della Costituzione, che sancisce l’Italia una Repubblica fondata sul lavoro, crei delle sperequazioni fra le categorie. Pretendiamo uguaglianza: ogni distinguo fra lavoratori autonomi deve essere eliminato senza incertezze: tutti gli autonomi con partita Iva – compresi gli incaricati alla vendita a domicilio – devono essere ricompresi nel bonus di 600 euro, senza distinzione alcuna.
4) È inaccettabile che pur in presenza di risorse limitate si pensi di destinare fondi a sostegno di chi concorre ad alimentare l’economia sommersa, prima che a coloro che rappresentano una delle colonne portanti della produttività italiana. Pretendiamo precedenza: prima di pensare al lavoro nero, si pensi al lavoro che genera gettito nelle Casse dello Stato. I nostri 41.600 incaricati alla vendita diretta a domicilio con partita Iva versano ogni anno milioni di euro di tasse e contributi.
5) I soldi servono ora, subito, perché siamo già alla quarta settimana da quando i nostri 41.600 incaricati alla vendita diretta a domicilio con partita Iva hanno dovuto sospendere la propria attività, perdendo ogni possibilità di guadagno a fine mese. Pretendiamo velocità: il bonus di 600 euro deve essere messo a loro disposizione immediatamente, con procedure di erogazione snelle e alla portata di tutti. È francamente imbarazzante che il sito dell’Inps da giorni non sia facilmente accessibile, prima ancora del prevedibile imbuto del 1° aprile, quando verrà attivata la procedura di richiesta del bonus online. È indispensabile studiare forme alternative e immediate di erogazione del denaro, in attesa di potenziare l’infrastruttura digitale del Paese.
6) Nonostante le incertezze normative, riteniamo che gli incaricati alla vendita a domicilio con partita Iva debbano essere ricompresi rapidamente fra i lavoratori autonomi a cui spetta il bonus di 600 euro. Pretendiamo l’accoglimento fin da adesso di tutte le domande presentate dagli incaricati alla vendita a domicilio all’Inps a partire dal 1° aprile per usufruire della prestazione “indennità 600 euro”.