Il Decreto Cura Italia rischia di lasciare senza alcun sostegno 60mila lavoratori della vendita diretta a domicilio. L’interpretazione letterale degli articoli 27 e 28 del decreto, infatti, escluderebbe dal bonus concesso a liberi professionisti e lavoratori autonomi due particolari categorie, e cioè gli incaricati alla vendita a domicilio con partita Iva (41.600 persone) e gli agenti di commercio (20.800), già duramente provati dal fermo delle loro attività che si protrae dal 12 marzo.
A svelarlo è Univendita, la maggiore associazione di categoria del settore, che richiede con forza che gli articoli in questione siano emendati nel corso dell’esame del ddl di conversione del decreto.
«La vendita diretta a domicilio -sottolinea Ciro Sinatra, presidente di Univendita– è pesantemente danneggiata dalla chiusura delle attività commerciali prevista dal DPCM dell’11 marzo scorso: dal giorno successivo i venditori a domicilio, come moltissime altre categorie, non hanno più potuto lavorare, con la conseguente perdita della fonte di sostentamento propria e delle loro famiglie».
Il Decreto Cura Italia, che con gli articoli 27 e 28 concede un beneficio di 600 euro ai liberi professionisti e ai lavoratori autonomi, consentirebbe di sostenere due specifiche categorie di addetti alla vendita, cioè gli agenti di commercio (professionisti iscritti alla Gestione commercianti Inps e all’Enasarco) e gli incaricati alla vendita a domicilio abituali (con Partita Iva e iscrizione alla Gestione separata Inps), che costituiscono il 12% del totale degli addetti alla vendita a domicilio in Italia. «Tuttavia -fa notare Sinatra- manca ogni chiarimento da parte dell’Inps e, nonostante le rassicurazioni giunte attraverso i profili Facebook dai sottosegretari all’Economia Cecilia Guerra e Alessio Villarosa, osserviamo che l’interpretazione letterale dei due articoli potrebbe generare la mancata applicazione del beneficio ai lavoratori del nostro settore, con conseguenze pesantissime per chi è già duramente provato dall’emergenza. Per questo chiediamo con urgenza un intervento del Legislatore, affinché provveda ad emendare il disegno di legge di conversione ed estenda esplicitamente le misure di sostegno anche agli incaricati alla vendita a domicilio abituali e agli agenti di commercio, categorie di lavoratori che certamente non possono contare su riserve economiche e che, quindi, in assenza di un beneficio ed essendo impossibilitati a lavorare, non hanno modo di reperire altri mezzi di sostentamento».