ROMA, 4 aprile – Diritto di recesso esteso a 30 giorni, tutele per i lavoratori delle piattaforme informatiche e vendita a rate senza interessi e senza finanziarie inserita nel credito al consumo. Tre normative di origine europea e tre dossier scottanti per il settore della vendita diretta a domicilio che in Italia fattura quasi 4 miliardi di euro e impiega oltre 500 mila persone. Temi al centro, ieri, del primo ‘Univendita Talk’, il format ideato da Univendita, la principale associazione del settore, aderente a Confcommercio, per favorire un confronto aperto e pragmatico tra le imprese e i decisori istituzionali.
Protagonista dell’incontro, presso la sede romana della stessa Confcommercio, il senatore Marco Scurria (Fdi), segretario della commissione Politiche Ue di Palazzo Madama. “Noi guardiamo con attenzione a chi lavora e a chi produce ricchezza, riconosciamo la vostra professionalità e le vostre istanze – ha esordito Scurria – Rispetto al diritto di recesso, è evidente un contrasto tra la normativa italiana e l’ordinamento europeo, dunque la battaglia va rilanciata. In prima battuta va sensibilizzato il Mimit in relazione ai contenuti del decreto legislativo di recepimento della direttiva”.
Per quanto riguarda gli altri due dossier, le cui normative sono ancora nella fase dei triloghi Ue, il senatore ha invece spiegato che “bisognerà agire per modificare i criteri secondo i quali il lavoro su piattaforma conduce alla subordinazione automatica” in modo da escludere il rapporto tra preponente e agente o incaricato nella vendita diretta. E l’ex europarlamentare ha anche manifestato la volontà di un impegno per provare a espungere le dilazioni di pagamento senza interessi e penali dalla nuova disciplina sul credito al consumo.
Soddisfazione per il tavolo è stata espressa dal presidente di Univendita, Ciro Sinatra: “Ringraziamo il senatore Scurria per una sensibilità che stiamo apprezzando già da tempo. Il nostro comparto non chiede nulla se non di essere riconosciuto per quello che è e per ciò che dà alla crescita del Paese. Non possiamo più accettare di essere discriminati e in qualche modo addirittura criminalizzati da norme che non tengono conto delle nostre peculiarità e della relazione di fiducia azienda-cliente che caratterizza la vendita diretta”.