“Accogliamo con favore l’emendamento presentato dal Partito democratico al ddl Concorrenza 2022, in discussione alla Camera, sul diritto di recesso che, come da noi richiesto, armonizza la nostra legislazione al diritto europeo e cancella l’inaccettabile discriminazione in essere a danno della vendita diretta”. Lo spiega in una nota Ciro Sinatra, presidente di Univendita, la maggiore associazione del comparto, aderente a Confcommercio. “La direttiva Ue del 2019 cosiddetta Omnibus, infatti, estende il diritto di ripensamento da 14 a 30 giorni soltanto in caso di vendite non richieste dal consumatore e in presenza di pratiche commerciali aggressive o ingannevoli – chiarisce Sinatra -. Mentre il decreto legislativo che quest’anno ha recepito le norme europee ha introdotto il prolungamento del diritto di recesso a 30 giorni tout court per la sola vendita diretta. In questo modo, l’estensione non riguarda più solo le vendite non richieste dal consumatore, ma anche quelle organizzate secondo la modalità del party plan, e non si riferisce esplicitamente al ricorso a pratiche aggressive o ingannevoli delle sole vendite non richieste dal consumatore. Tutto ciò malgrado il legislatore comunitario avesse chiesto agli Stati di seguire un criterio di proporzionalità e non discriminazione nel recepimento”. “Stiamo combattendo questa battaglia da tempo e lo stesso ministro Adolfo Urso ci aveva dato ragione: non è tollerabile che la vendita diretta venga discriminata anche rispetto a modalità commerciali molto più critiche, come l’e-commerce o il telemarketing, dietro le quali si annida un rischio ben più alto di comportamenti fraudolenti. Le nuove prescrizioni infine – conclude il presidente Univendita – introducono almeno 16 differenti varianti di esercizio del diritto di ripensamento, della durata di 14 o 30 giorni, non favorendo nemmeno la chiara comprensione della legge da parte proprio di coloro che dovrebbero esserne tutelati, ossia i consumatori”.