ROMA, 22 febbraio – “Ci auguriamo che il governo dia il giusto valore ai suggerimenti del Parlamento e che modifichi il testo nella parte che riguarda il diritto di recesso. Prolungarlo da 14 a 30 giorni solo per la vendita diretta su appuntamento non richiesto sarebbe uno schiaffo immeritato a un settore che occupa oltre 500mila persone e fattura quasi quattro miliardi di euro l’anno”. Lo spiega Ciro Sinatra, presidente di Univendita, la maggiore associazione del comparto della vendita diretta a domicilio, aderente a Confcommercio, in merito alle incongruenze contenute nello schema di decreto legislativo che sarà esaminato dal prossimo Cdm e che recepisce la direttiva Ue del 2019 sulla protezione dei consumatori.
Il provvedimento allunga appunto il diritto di ripensamento da 14 a 30 giorni soltanto per la vendita diretta su appuntamento non richiesto dal cliente. “Sarebbe sufficiente – osserva Sinatra – tornare alla previsione della direttiva Ue che contempla il giro di vite esclusivamente per i casi accertati di vendite ottenute ricorrendo a pratiche commerciali aggressive o ingannevoli. Invece la bozza attualmente in esame discrimina il nostro comparto in modo inspiegabile e inaccettabile”.
“Perché allora non coinvolgere anche l’e-commerce, ad esempio? La vendita diretta si basa sul rapporto fiduciario tra incaricato e cliente – conclude Sinatra – ma soprattutto per giovani e donne rappresenta nondimeno un’alternativa occupazionale fondata sulla qualità delle relazioni, sull’autonomia organizzativa e sul valore delle prospettive di carriera”.